Quando ho iniziato a scrivere queste righe era il 20 dicembre 2020 ed è stato per me inevitabile ripensare a dove mi trovassi esattamente un anno prima e a quante cose sono diverse da allora. Un anno per stravolgerci la vita, per cambiare le nostre abitudini quotidiane che mai, dobbiamo ammetterlo, avremmo pensato di dover abbandonare. Eppure è successo.
Sul finire del dicembre 2019 ero infatti dall’altra parte dell’oceano Atlantico, quello che ci separa dal continente americano. Mi trovavo a NY con la mia famiglia a respirare l’atmosfera natalizia della Grande Mela, oltre a battere i denti dal freddo.
Terza volta per me in questa città e ancora pare non sia abbastanza per assaporarla tutta, o almeno per come vorrei io; la prima volta arrivi e rimani frastornato da tutto, dalla grandezza, dal consumismo che si respira a pieni polmoni, dalla frenesia di una metropoli che davvero non dorme mai.
La seconda volta ripercorri strade già fatte, passi davanti a monumenti già visti, impieghi meno tempo a capire quale linea della metro prendere o cosa significhi “uptown” e “downtown”, dedichi più tempo a vagare tra i quartieri, ti fermi in quel negozietto particolare dell’East Village perché hai più tempo per farlo.
La terza volta, con tutta la famiglia, sei felice perché non vedi l’ora di mostrare alle persone a cui vuoi più bene quella città che ogni volta ti provoca sentimenti diversi, a volte contrastanti; salire per l’ennesima volta in cima al Top of the Rock per vedere le facce che faranno i tuoi genitori guardando il panorama della città dall’alto dei 70 piani di un grattacielo: da un lato ammirando l’Empire State Building e la Freedom Tower che si staglia sull’oceano, dall’altro osservando Central Park in tutta la sua estensione.
Premessa dovuta: il mio intento qui, tra queste righe, non è fare un elenco anonimo di monumenti e musei da visitare a New York o dirvi cosa dovete assolutamente vedere o cosa non vale la pena visitare perché il mio umile e unico consiglio è (se avete ovviamente il tempo necessario per farlo): perdetevi per la città, per i quartieri, salite sulla metro e scendete in una fermata qualsiasi per vedere come cambia tutto: Financial District, Chinatown, East Village, Greenwich Village, Chelsea, Upper East Side, Harlem. E ovviamente Brooklyn. Cercate di vivere questa città il più possibile e non limitatevi a visitarla: vivere la città, per me, è cosa differente:
è ammirare con lo sguardo all’insù l’imponenza dell’ Empire State Building e provare a scorgerlo dai diversi punti di Manhattan, ascoltare le mille voci dei passanti stando seduti su una panchina di Washington Square Park, assaporare un ottimo Ramen in un ristorante asiatico situato al piano interrato del quartiere di Korea Town, a pochi passi dalla 5th Avenue, e ancora, è annusare il profumo dei Bagel appena sfornati in una delle più antiche Backery ebraiche dell’ East Village; è toccare il mosaico di pietra con la scritta “imagine” del Strawberry Fields Memorial a Central Park ed emozionarvi, come è successo a me.
Oppure, è andare a scovare al 315 di Bowery St. quello che un tempo fu il CBGB. Il Country Blue Grass Blues and Other Music for Uplifting Gourmandizers è stato un rock club situato nel Lower East Side che aprì ufficialmente le sue porte nel 1973, quando Hilly Kristal, il propietario, volle dar vita a un locale dedicato alla musica Country, Blues e Bluegrass ma poi, di fatto, diventò universalmente riconosciuto come il tempio del Punk statunitense.
Nel 1974 il locale cominciò ad acquisire una certa fama poiché iniziarono ad esibirvi gruppi come i Television e i Ramones; fecero qui il loro esordio artisti del calibro di Patty Smith e gli Stillettos, gruppo spalla dei Television, di cui faceva parte una certa Debbie Harry (vi dice nulla?).
Per tutti gli anni 80 il CBGB rimase punto di riferimento sia per le band estere che arrivavano a NY, sia per la scena underground del New York Hardcore. Il locale chiuse i battenti nel 2006 e Kristal aveva espresso il desiderio di trasferire il locale a Las Vegas ma purtroppo non riuscirà a realizzarlo a causa della malattia che lo stroncò l’anno seguente.
Se la storia di questo locale vi ha incuriosito sappiate che oggi, al posto del famoso rock club, sorge un negozio di abbigliamento, John Varvatos, ovviamente a tema rock, che conserva ancora alle pareti i poster originali del CBGB.
Come avrete notato mi sono persa un po’ tra le strade della musica, perché NY ha molto da raccontare; spostandoci infatti nel rinomato Greenwich Village scopriamo che proprio qui, a partire dal 1961 un certo Robert Allen Zimmerman, iniziò ad esibirsi e ottenne il primo contratto con la Columbia Records. Stiamo parlando di Bob Dylan. Sempre nel Greenwich troviamo uno dei Jazz Club più conosciuti, il Blue Note anche se forse un giro nel quartiere di Harlem non deluderà gli estimatori del genere.
Andiamo poi nel Bronx, dove il 9 maggio del 1949 nasce un certo Billy Joel, cantautore, pianista e compositore a cui Wikipedia dedica svariate pagine, per cui, se non lo avete mai sentito nominare, consiglio almeno un ascolto.
Alcuni dei gruppi più famosi al mondo si sono formati in questa città: Blondie, Velvet Underground, Ramones, Simon&Garfunkel, Talkin Heads, Kiss, Sonic Youth, Beastie Boys, The Strokes per citarne qualcuno nonché alcuni degli artisti più conosciuti della storia della musica: il già citato Billy Joel, Lou Reed, Neil Diamond; Jay-Z e The Notorius Big se l’ Hip Hop è la vostra Bibbia; Ella Fitzgerald, Alicia Keys, Joan Baez, Cindy Lauper, Patty Smith, Lady Gaga orgoglio musicale femminile e scusate se è poco, per non parlare poi di The Voice a.k.a Frank Sinatra nato a Hoboken, proprio di fronte a Manhattan.
Potrei davvero scrivere pagine di nomi ma lascio a voi il piacere della scoperta se siete appassionati di musica e di storia della musica.
Quello che però posso fare è mettervi qui sotto il link per ascoltare la playlist delle Sistersontrip su Spotify dedicata a New York City che verrà continuamente aggiornata dalla sottoscritta secondo gusti totalmente arbitrari e personali, senza offesa. Si accettano ovviamente suggerimenti e opinioni che saranno posti al vaglio di una giuria super partes (composta da me medesima).
E come dico sempre: In music we trust. Buon ascolto!
Vittoria.